Le partite che non finiscono mai

Una partita come quella che si giocherà sabato pomeriggio tra Paganese e Bisceglie tanti anni fa non avrebbe fatto dormire. Uno spareggio per non perdere una prestigiosa categoria avrebbe calamitato l’attenzione di una città intera. Ci sarebbe stata la corsa al biglietto. Gli organi di stampa avrebbero sprecato colonne di piombo per rimarcare il valore e l’orgoglio di una piccola città di provincia che non vuole perdere una prestigiosa categoria; avrebbero ricordato le gesta passate degli azzurro stellati; avrebbero ricordato le varie finali che hanno sempre avvinto il grande stuolo di appassionati ai colori sociali, da quelle riguardanti le promozioni a quelle che interessavano la salvezza.
Oggi, purtroppo, non è così. Si ci è messa prima la squadra, incompleta e raffazzonata, a disperdere attenzioni e benevolenza da parte di una tifoseria competente ed esigente allo stesso tempo, e poi, di conseguenza, una serie di risultati negativi che hanno scoraggiato anche quelli che una volta venivano definiti fedelissimi.
Nell’ultimo mese, il miracolo. Qualche incoraggiante pareggio e un paio di corroboranti vittorie hanno proiettato la squadra verso un traguardo ai più ritenuto irraggiungibile: lo spareggio con il Bisceglie. Non è molto, ma nemmeno poco per una squadra che sembrava irrimediabilmente condannata alla retrocessione e che nelle ultime gare – grazie soprattutto ai rinforzi giunti a gennaio – ha dimostrato di poter meritatamente giocarsi la salvezza.
Nella vita ci sono partite che non finiscono mai, e non si tratta solo di partite di calcio. Si tratta di esami continui, di lotte contro mulini a vento, contro ingiustizie, contro avversità e difficoltà di ogni tipo. In tali occasioni viene fuori la corazza dell’uomo, delle persone che sanno bene quanto sia difficile percorrere le impervie strade della vita. Ecco, tanto per essere nel tema calcistico, oggi la città di Pagani – in occasione di una gara che può decidere i futuri destini della squadra azzurro stellata – è chiamata a dare un segnale di identità e di orgoglio sulle scalee del “Marcello Torre”, nei settori “distinti” e “curve”, vista la chiusura della tribuna per lavori in corso.
La Paganese se la giocherà questa benedetta salvezza in due gare; andata al “Marcello Torre” ore 18 di sabato, ritorno allo stessa ora in terra pugliese. Se dovesse andare bene, per arrivare alla definitiva salvezza sul campo, ci sarà ancora un doppio incontro con una squadra del girone A.
Se, malauguratamente, dovesse andare male – con tutti gli scongiuri del caso – ricorreremo alla ciambella di salvataggio che la Lega ha calato per le squadre cosiddette virtuose. E la Paganese, con tutti i problemi di carattere tecnico che l’ha penalizzata per tutta la durata del campionato, virtuosa lo è di certo dal punto di vista amministrativo.
Saremo anche inguaribili nostalgici, ma preferiremmo vincere sul campo alla presenza di tante pecorelle smarrite, di tanti “figliol prodigo” che non vorranno essere sordi al richiamo della gloriosa maglia azzurro stellata.
Forse non saremo tantissimi, anche in considerazione della ristrutturazione dello stadio, ma di certo saremo quelli che la Paganese la portano evangelicamente nel cuore. Sempre. Nella buona e nella cattiva sorte.
Nino Ruggiero

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